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La Budapest Italiana

Per rintracciare le testimonianze italiane a Budapest, da quale altro luogo potremmo cominciare la nostra passeggiata se non dall' Istituto Italiano di Cultura (Olasz Kultúrintézet), nel centro storico della città, sulla riva di Pest del Danubio. L'elegante edificio, nelle vicinanze del Museo Nazionale (Nemzeti Múzeum) e del Palazzo della Radio, ha un passato importante: costruito su progetto del grande architetto ungherese Miklós Ybl nel 1865, fu la sede del parlamento magiaro fino al 1902; ce lo ricorda una targa commemorativa all'ingresso. Dal 1943 è la 'casa della cultura italiana', dove gli ungheresi che amano la civiltà del Bel Paese possono tutto l'anno assistere a manifestazioni musicali, letterarie, teatrali, artistiche, seguire corsi di lingua italiana, ecc. Lasciando l'edificio dell'Istituto e passando per la porta laterale del giardino del Museo, sotto gli alberi secolari si trovano alcuni monumenti italiani. Subito dopo l'ingresso dalla via Bródy, infatti, ci accoglie la statua del col. Alessandro Monti, di origine bresciana, che partecipò alla guerra di indipendenza del 1848-49 come comandante di una legione italiana. A distanza di alcuni metri troviamo una piccola colonna del Foro Romano ed un sepolcro romano in pietra. Alzando gli occhi sul timpano della facciata, sopra l'ingresso dell'edificio in stile classico, possiamo ammirare il meraviglioso gruppo marmoreo, opera di un artista italiano, Raffaello Monti, su progetto dello scultore tedesco Schaller. Attira la nostra attenzione, dall'altra parte dell'ingresso principale del giardino del Museo, la statua del più famoso eroe risorgimentale italiano, Giuseppe Garibaldi, opera della scultrice Livia Kuzmik. “La Nazione ungherese a Garibaldi” è il testo inciso sul piedistallo, che segnala le radici comuni delle nostre guerre di indipendenza e il reciproco aiuto (è noto che il corpo degli ufficiali di Garibaldi annoverava diversi membri ungheresi). A Garibaldi, in prossimità del bellissimo edificio in stile neogotico del Parlamento (Parlament), è stata intitolata una strada. Il ruolo storico da lui svolto e i nomi degli ufficiali ungheresi del suo esercito (István Türr e Lajos Tüköry) sono ricordati su una lapide commemorativa. Il giardino del Museo fu anche teatro di un momento cruciale della storia ungherese, l'inizio della rivoluzione del marzo 1848. Costituisce dunque un luogo ideale per la commemorazione della nostra comune volontà di indipendenza. Entrando nel Museo ci rendiamo subito conto che non è possibile elencare tutti i riferimenti italiani presenti nelle collezioni custodite nell'edificio. Tuttavia vogliamo ricordarne alcuni. Possiamo iniziare con il bellissimo pavimento a mosaico di Balácapuszta, testimonianza dell'arte dell'antica Roma, e proseguire la serie con numerosi ricordi del nostro medioevo che sono intrecciati all'Italia. La tappezzeria del trono di re Mattia Hunyadi (Hunyadi Mátyás), con lo stemma reale al centro, databile intorno al 1470, è opera di artigiani fiorentini. Vi possiamo inoltre ammirare il dono di papa Giulio ll (II. Gyula pápa ) della Rovere: una elegante spada d'onore, forgiata da Domenico de Sutrio nel 1509 e donata al re ungherese Vladislao ll (II. Ulászló). È altresì esposto un bellissimo abito, fatto in Italia, appartenente alla regina Maria, moglie del re ungherese Luigi ll (II. Lajos), ed anche un piviale in velluto ricamato con fili d'argento dorato e di seta, opera italiana dell'inizio del Cinquecento. Capolavoro di un maestro italiano, F. Marrone, è il coro intarsiato, proveniente dalla Chiesa di Nyírbátor, del 1511. Dall'angolo del giardino del Museo, passando per l'Hotel Korona, che è costruito sulle rovine di una porta medievale di Pest , e inoltrandoci per le vie Kecskeméti e Petőfi Sándor, ci avviciniamo al cuore della città, a piazza Martinelli (Szervita). Il Palazzo del Municipio (Városháza) (originariamente casa degli invalidi, poi caserma) fu disegnato da Anton Erhard Martinelli, un architetto viennese di origine italiana, negli anni 1716-41. All'interno del complesso edilizio in stile barocco, al n. 9 di via Városház, veniamo accolti dalla statua di Atena, protettrice della città (Városoltalmazó Pallasz Athéné), opera dello scultore italiano Carlo Adami. Originariamente, nel 1875, era stata collocata presso il Castello di Buda (budai Vár), su un lato del Palazzo del Vecchio Municipio (régi Városháza), ma nel 1964, a seguito del suo deterioramento, venne trasferita in questo luogo (oggi al Castello vi è una copia in ricordo dell'originale). Nella chiesa dei serviti di piazza Martinelli (Szervita) è stato sistemato, vicino al pulpito, un busto in memoria di papa Giovanni XXIII. Qualche passo più avanti, in via Deák Ferenc, al numero 21, dietro l'Hotel Kempinski, vi è una lapide commemorativa con la scritta “In questo palazzo aveva sede la prima Accademia Ungherese di Pittura (Magyar Festészeti Akadémia), il cui fondatore fu Jacopo Marastoni (Marastoni Jakab ) (1804-1860), pittore di origine italiana, stabilitosi a Pest”. A distanza di due fermate di metropolitana, all'angolo tra la via Markó e la via Bajcsy-Zsilinszky, un'altra lapide commemora Károly Markó, famoso professore ungherese dell'Accademia di Firenze. Arrivando alla piazza Deák, possiamo già vedere la Basilica di Santo Stefano (Szent István Bazilika), le cui statue e lapidi custodiscono altre memorie italiane. Già dal suo nome la Basilica ci ricorda che il primo re ungherese ricevette la corona da Roma. All'interno, sotto l'imponente cupola, è posta la statua del vescovo San Gerardo (Szent Gellért), missionario nato a Venezia, tutore del principe Imre. Nella cappella laterale viene custodita la Sacra Mano (Szent Jobb Kápolna), una reliquia di Santo Stefano, e la lapide commemorativa del 1891 di papa Pio Xl, nato vicino a Milano, che prima di essere eletto papa celebrò qui una messa. Usciti dalla basilica ci troviamo all'inizio del viale più elegante di Budapest, l'Andrássy út. Non è facile conoscere tutti i riferimenti italiani rintracciabili sulle facciate dei palazzi che si trovano lungo questo bel viale alberato, in stile parigino, che conduce al parco della città, il famoso Városliget, entrato a far parte nel 2002 del Patrimonio Mondiale. A piazza Deák saliamo sulla metropolitana, la prima costruita nell'Europa continentale, e dopo due fermate, giungiamo al Teatro dell'Opera (Operaház). Monumento tra i più belli della capitale, fu costruito nel periodo 1875- 1884 in stile eclettico-rinascimentale secondo il progetto di Miklós Ybl , l'architetto che progettò l'edificio de maniale che ospita l'Istituto Italiano di Cultura. Sulla sua facciata si trovano le statue dei più famosi compositori italiani: Claudio Monteverdi (di József Ispánki), Domenico Scarlatti (di Dezső Györy), Gaetano Donizetti, Gioacchino Rossini (di István Tar) e Giuseppe Verdi (di Pál Pátzay). L'archivio dell'Opera custodisce il ricordo dei maestri Ruggero Leoncavallo e Sergio Failoni, con numerose foto delle loro esecuzioni di maggiore successo e le dediche di artisti e cantanti italiani. Il famoso direttore d'orchestra Sergio Failoni, che fu per due decenni primo direttore del Teatro dell'Opera di Budapest, è sepolto nel cimitero di via Kerepesi. Proseguendo per via Andrássy, oltrepassata la piazza Oktogon, al numero civico 61, sull'edificio della Vecchia Accademia della Musica (régi Zeneakadémia ) un rilievo raffigura il compositore Palestrina . Sulla facciata del numero civico 71, l'Accademia di Belle Arti (Képzőművészeti Főiskola), gli sgraffiti raffigurano Leonardo da Vinci, Tiziano, Raffaello e Michelangelo. Proseguendo l'itinerario giungiamo a piazza degli Eroi (Hősök tere), dove le statue dei sovrani, dei condottieri e degli uomini di stato, che combatterono per la patria e per l'indipendenza, costituiscono, insieme alla pietra sepolcrale del milite ignoto, un insieme armonioso, e dove sono numerosi i riferimenti italiani che possono attirare la nostra attenzione. Nel complesso imponente delle statue, dopo i rappresentanti più importanti della dinastia Árpád , sono le figure di Carlo Roberto (Károly Róbert) e di Luigi il Grande (Nagy Lajos) D'Angiò a rivestire il maggiore interesse per gli italiani. Carlo Roberto (1288-1342), nato dal matrimonio misto fra il napoletano Carlo Martello (Martell Károly) e Clemenzia d'Absburgo (Habsburg Klemencia), pronipote di Stefano V (V. István) della dinastia degli Árpád, regnò 34 anni, dando vita ad un forte potere centralizzato e a un sistema monetario riconosciuto in tutta Europa. Fu lui a organizzare il primo incontro fra i re dell'Europa Centrale, a Visegrád . Durante il regno di Luigi il Grande (1326-1382), terzo figlio di Carlo Roberto, l'Ungheria ebbe la massima estensione di territorio della sua storia. Il bassorilievo sotto la statua rappresenta il suo ingresso a Napoli e la sua solenne accoglienza. Ma la piazza presenta suggestioni italiane ancora più evidenti. L'edificio più importante è quello del Museo di Belle Arti (Szépművészeti Múzeum), la cui facciata, in stile classicista, mostra anche caratteri neo-rinascimentali. La sua grande collezione antica, medievale e moderna, è costituita da oggetti e dipinti, tesori d'arte di massimo prestigio a livello europeo. È opportuno menzionare almeno due opere d'arte, le più conosciute tra quelle italiane: una è la statuetta equestre di Leonardo da Vinci, l'altra è la Madonna Esterházy di Raffaello. Ma potremmo ancora girovagare fra gli altri capolavori della pittura italiana conservati nel Museo. La pinacoteca antica, con la pittura toscana e dell'Italia centrale, rappresenta, insieme ai quadri dei maestri olandesi, ispanici, tedeschi e austriaci, uno dei motivi di maggiore attrazione per il pubblico. Dopo essersi congedato dalla piazza degli Eroi ed aver visitato il vicino castello Vajdahunyad (Vajdahunyad vár), che costituisce una specie di sintesi dell'architettura ungherese con i suoi ventuno stili diversi, il viaggiatore può riprendere la sua strada in direzione di Buda e del Castello. Prima però bisogna segnalare che sul lato di Pest ci sono due cimiteri con molti ricordi italiani. Il cimitero Kerepesi (Kerepesi úti temető), che è facilmente raggiungibile dalla stazione Keleti (Keleti pályaudvar), custodisce le tombe degli ufficiali garibaldini ungheresi e di alcuni soldati italiani. Nel lotto n. 1 del Nuovo Cimitero Comunale di Rákoskeresztúr (Rákoskeresztúri Új Köztemető), in un'area che dal 1903 ospita un cimitero militare (vi sono sepolti 18 mila soldati di 42 diverse nazioni), vi è un ampio settore dove sono sepolte le salme dei militari italiani: un sarcofago di pietra su di un alto piedistallo custodisce i nomi dei soldati italiani caduti. Per andare sulla riva del Castello di Buda si possono attraversare numerosi ponti. Se dal lato di Pest ci accingiamo a prendere il ponte Elisabetta (Erzsébet híd), sul lato destro notiamo la Chiesa Belvárosi (“del centro della città”), a due campanili, che custodisce una reliquia preziosa, l'osso del tallone di Gerardo (Gellért), vescovo di Csanád, missionario e martire. La reliquia è collocata nel blocco marmoreo dell'altare, rivolta verso i fedeli. Avvicinandoci a Buda dal ponte si nota, sulle rocce della collina, la statua di San Gerardo, dalla corporatura massiccia e con una croce in mano, che guarda verso Est. Queste rocce furono il luogo del suo martirio: fu da qui che ungheresi pagani, che avevano aderito alla cosiddetta ribellione di Vata, buttarono giù, chiuso in una botte, il missionario amico di re Stefano e tutore di suo figlio. Incontriamo nuovamente la sua figura, in forma di rilievo e di statua, all'ingresso dei bagni termali Gellért, celebri per le proprietà curative delle proprie acque, sul fianco della collina, nella Cappella scavata nella roccia, nella chiesa a lui dedicata nel quartiere di Kelenföld, e in diversi altri punti del Castello. Su un fianco della collina, vicino ai bagni termali Rudas, troviamo una sorgente che prende il nome dalla regina Beatrice, di origine napoletana, consorte del re Mattia. Finalmente giungiamo al Castello (Vár). Re Béla lV , che era fuggito in seguito all'invasione tartara, tornato dalla Dalmazia fece costruire in questo luogo una fortezza di pietra. Fu anche dietro sua iniziativa che numerosi viticoltori italiani si stabilirono in Ungheria. Possiamo dire che Buda è un museo di ricordi italiani, tanto che nell'autunno 2002 vi è stata allestita una mostra dal titolo “Le memorie italiane a Buda e nel quartiere del Castello”. Cominciamo la nostra passeggiata dal centro del Castello, da piazza Szentháromság (Santa Trinità), dove si trovano la Fondazione per la Cultura Ungherese e la Chiesa del re Mattia. Al fianco del vecchio palazzo del Comune, che si trova all'angolo della piazza, possiamo vedere la copia della statua di Atena, protettrice della città, opera di Carlo Adami, il cui originale è stato trasferito a Pest. Al centro della piazza sorge il gruppo di statue della Santa Trinità, opera di Fülöp Ungleich, alla cui realizzazione parteciparono artisti di origine italiana: Antal Amini e Bernardo Ferretti figlio. Un'altra statua, opera di Francesco Barbieri, fu rimossa dalla piazza nel 1710 e portata a Óbuda nella odierna piazza Zsigmond. Il 16 giugno 1309, nella Chiesa del re Mattia (Mátyás templom), fu incoronato Carlo Roberto del ramo napoletano degli Angiò, e qui furono celebrate le nozze di re Mattia con la sua seconda moglie, la principessa napoletana Beatrice (Beatrix). A lato della chiesa, in direzione sud-est, si trova la statua equestre di Santo Stefano, primo re e fondatore dello Stato, con incisa sul piedistallo la scena in cui riceve la Sacra Corona da Roma. Sulla parete interna della chiesa vi sono gli affreschi raffiguranti la storia della bolla con la quale papa Callisto lll ordinò di suonare le campane a festa per la vittoria nella lotta contro i Turchi. Davanti alla statua equestre, sul muro della chiesa, troviamo il ricordo italiano più importante e più bello del Castello, ovvero la lapide con cui si commemora il barone Michele D'Aste, che nel 1696 sacrificiò eroicamente la sua vita per la liberazione di Buda , salendo fra i primi sui bastioni difesi dai Turchi. La lapide venne collocata dall'Associazione italoungherese Korvin Mátyás nel 1936, in occasione del 250° anniversario della Riconquista di Buda. Davanti all'Hotel Hilton è situata la statua di papa Innocenzo Xl, instancabile incitatore alla lotta contro i Turchi, costruita per testimoniare la gratitudine della nazione ungherese. Su un lato del piedistallo possiamo riconoscere le figure del nunzio Buonvisi e di Marco d' Aviano, mentre sull'altro lato, dedicato alla Lega Sacra, si vedono il Doge Giustiniani in compagnia dell'Imperatore Leopoldo l, di Giovanni Sobieski e del Papa (sulla sinistra si può notare un soldato di Debrecen che per primo inalbera la bandiera con la croce sulle mura del Castello di Buda). Lasciando la piazza Hess András, che prende il nome da un tipografo specializzatosi in Italia, e fondatore della prima tipografia di Buda, andiamo in cerca di piazza Kapisztrán. Lungo il tragitto troviamo una lapide, sistemata all'interno della Porta Viennese, dedicata alla memoria del poeta Mihály Babits (1883-1941), eccellente traduttore di opere italiane, e soprattutto della Divina Commedia di Dante, per la cui traduzione vinse il premio letterario “San Remo”. Uscendo dalla porta, ai piedi delle vecchie mura, nel parco creato nel 1973, si trova una piccola targa con la scritta Roma, posta in occasione dell'incontro internazionale dei sindaci delle capitali europee. In quell' occasione fu infatti posta una targa con il nome di ogni capitale europea ai piedi degli alberi tipici delle rispettive nazioni. Nel Castello di Buda, a Piazza Bécsikapu si erge l'imponente edificio dell'Archivio Nazionale Ungherese, che nel 2006 festeggia i 250 anni della sua fondazione. L'edificio che la ospita contiene numerosi ricordi italiani. Gli affreschi di Andor Dudits (1866-1944) raffigurano momenti importanti delle relazioni italo-ungheresi: la pace di Torino (1381), la biblioteca umanistica di re Mattia Corvino (1458-1490) ecc. Un grupo scultoreo, opera di István Szentgyörgyi (1881-1938) ci presenta la battaglia tra cavalieri italiani ed ungheresi. I documenti dell'archivio conservano la memoria di papi, di ecclesiastici e laici formatisti nelle università italiane, di umanisti sia italiani che ungheresi, nonché di personaggi italiani vissuti in Ungheria (come per esempio Filippo Scolari). È particolarmente ricca la collezione di scritti relativi agli eroi della guerra d'indipendenza ungherese e di quelle italiane (Bixio, Garibaldi, Kossuth, Mazzini, Tüköry, Türr ec .). Torniamo dentro al Castello, in piazza Kapisztrán . Il frate francescano Giovanni da Capestrano (Kapisztrán János) la cui città natale oggi è gemellata al quartiere di Buda, è un noto personaggio della storia ungherese. Egli ebbe un ruolo importante nella battaglia contro i Turchi a Nándorfehérvár (l'odierna Belgrado), seguita con apprensione in tutta l'Europa. In memoria del frate e della vittoria del 21-22 luglio 1456, fu eretta nel 1922 davanti al Museo di Storia Militare (Hadtörténeti Múzeum) una statua, opera di József Damkó. All'angolo di piazza Kapisztrán, che una volta era denominata piazza Olasz, vale a dire Italiana, c'è la chiesa di Maria Maddalena (Mária-Magdolna templom), che nel Medioevo era la parrocchia della comunità italiana; ne è testimonianza la lapide sul muro della torre ancora oggi esistente. Da qui partiva probabilmente la 'strada degli italiani' di Buda, che fino al 1403 erano per lo più commercianti e uomini di finanza toscani. Alcuni suppongono (e le scritte sui monumenti sembrano testimoniarlo) che la via Úri, e forse anche la parallela via Országház, ospitassero all'epoca i cittadini italiani di Buda. In via Országház, sul muro della casa di István Ferenczy, il più importante scultore ungherese dell'Ottocento, si trova una lapide dedicata alla memoria di Canova, maestro dello stesso Ferenczy . In via Úri n. 9 c'è invece la casa di Ozorai Pipo, cioè di Filippo Scolari, nato a Firenze, proprietario terriero e consulente del re Sigismondo (Zsigmond király). Da qui si arriva a piazza Dísz dove, sul muro dell'edificio che all'epoca ospitava la Nunziatura, si può vedere la lapide dedicata al nunzio apostolico Angelo Rotta (1872- 1956). Egli diede grandissimo aiuto ai perseguitati durante la Seconda Guerra Mondiale. Attraversando la piazza Szent György, passando vicino al Palazzo Sándor (Sándor Palota), che oggi è la Residenza del Presidente della Repubblica, possiamo raggiungere il cuore del Castello. Un protagonista del gruppo di statue della fontana Mattia è Galeotto Marzio, lo scienziato umanista, rappresentato mentre sta scrivendo appunti con un falco sul ginocchio. All'interno del Palazzo del Castello, attraverso l'ingresso che dà sul Danubio, entriamo nella Galleria Nazionale (Nemzeti Galéria), dove notiamo subito il rilievo marmoreo raffigurante Beatrice e Mattia, databile intorno al 1490. La curiosità del Museo Storico di Budapest (Budapesti Történeti Múzeum) è il sarcofago in marmo di Bernardo Monello, comandante di Buda all'epoca di Beatrice. La Biblioteca Nazionale Széchényi (Országos Széchényi Könyvtár) conserva, fra gli innumerevoli testi italiani, gli esemplari dei famosi Codici Corviniani (Mátyás Corvinái) realizzati a Firenze e a Napoli. Riprendendo il cammino dall'ala ovest del Castello, scendiamo, passando tra gli alberi, verso piazza Dózsa György. Ivi incontriamo una colonna della bellissima villa del re Mattia, con il nome dello storico Bonfini. È impossibile elencare tutti i ricordi italiani di questa metropoli, da San Francesco di Assisi a Perlasca, che testimoniano l'intreccio del passato italiano e ungherese. E non abbiamo neanche parlato dei ricordi rintracciabili nei dintorni di Budapest e in provincia. Il rispetto reciproco delle tradizioni e dei ricordi e la loro tutela testimoniano di uno spirito veramente europeo… Il primo predecessore cittadino di Budapest risale a più di 2000 anni fa. Aquincum , capoluogo della Pannonia orientale fu costruita negli immediati paraggi della odierna Óbuda , fra la fine del primo e la seconda metà del quarto secolo dopo Cristo. Le rovine dei tre quartieri della città antica, per via delle costruzioni medievali e moderne, sono andati distrutti parzialmente: i 6000 soldati della legione vivevano negli immensi accampamenti militari nei pressi dell'odierna piazza Flórián . Grazie agli scavi si è riusciti a portare alla luce le porte meridionali e orientali, nonché le rovine della casa di un ufficiale militare e le terme maggiori dell'accampamento (Piazza Flórián, sottopassaggio, via Kórház) del complesso rimasto in uso durante tutto il periodo dell'occupazione romana durata quattro secoli. La cosiddetta città militare adiacente all'accampamento fu abitata dai parenti dei legionari e da commercianti (canabae, città militare). La maggior parte del suo territorio è oggi una zona con edifici, si può visitare tuttavia la Villa Ercole, considerata la dimora di un funzionario cittadino benestante per la sua ricca decorazione interna di mosaici. La terza parte del complesso urbano, la cosiddetta ‘città civile', si trova a circa tre km a nord dall'accampamento militare, le cui rovine possono essere visitate oggi nel parco archeologico del Museo di Aquincum. In base al centro cittadino, l'acquedotto, il foro, i numerosi edifici residenziali e termali, il mercato ed il tempio della metropoli di diverse migliaia di abitanti, possiamo farci un'idea sulla vita tumultuosa del capoluogo romano. Oltre all'esposizione permanente, attraverso mostre temporanee (arredamento d'epoca, cibo, giochi per bambini, attrezzi medici) e la presentazione dei nuovissimi reperti, il museo cerca di presentare al visitatore la quotidianità dell' Aquincum antica. Il presente itinerario si conclude idealmente con un riferimento all'attuale sede dell'Ambasciata d'Italia, che si trova a Pest, in via Stefánia .

Il testo originario, qui in parte modificato e arricchito, e la maggior parte delle foto illustrative sono stati commissionati dall'Istituto Italiano di Cultura di Budapest all'Associazione per i Ricordi Ungheresi nel Mondo, che si ringrazia. Si ringraziano altresì i professori László Szörényi, Győző Szabó e l'Archivio Nazionale Ungherese, il Museo di Aquincum del Museo Storico di Budapest       

 

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